Il termine “guerriero” ha assunto nei tempi attuali una connotazione e valenza che nulla hanno a che vedere con l’autentica figura guerriera delle società arcaiche. In epoche precedenti l’attuale Era cosmica, descritta nella tradizione hindu come Kali-yuga, ovvero Età perdente, oscura e caotica, forse combattere implicava, prima di tutto, una feroce battaglia contro miserie, brutture, piccolezze, banalità e volgarità, da equiparare a polvere se confrontate alla dimensione di Armonia trascendente e luminosa.
L’obiettivo esistenziale del guerriero consisteva dunque nel sacrificio dell’io, ovvero del principio egoico, al Sé, eco del divino e in sintonia con la Realtà autentica.
Tale anagogica condotta è chiaramente rintracciabile nel Mahabharata, il più importante, antico ed esteso poema epico hindu. In esso Arjuna, figlio del Re degli Dèi Indra, vive esperienze non comuni, incontrando energie divine e affrontando potenze infere ed oscure. L’eroe compie un percorso iniziatico verso la Luce, riuscendo a superare momenti di dubbio e sconforto grazie, soprattutto, alla sapiente guida dell’auriga divino Krsna. Questi condurrà lo ksatriya, ovvero il guerriero, alla conoscenza dell’azione yogica pura, guidata dall’alto e orientata verso l’alto.
Forse per la maggioranza degli uomini di oggi, costantemente in balìa di stati d’animo altalenanti e mutevoli, ingabbiati in sterminate concatenazioni di pensieri, le azioni di Arjuna, la sua tenacia nel perseguire l’energia trascendente, ma anche i dubbi e le incertezze che lo caratterizzano, potrebbero apparire futili e sterili comportamenti.
Tuttavia, pochi altri potrebbero forse considerare le gesta di Arjuna, al di là del velo allegorico e simbolico che le avvolge, come azioni in grado di nobilitare un’esistenza, rendendola degna di essere vissuta, poiché orientata verso uno scopo preciso, sovraindividuale e trascendente, estraneo a banalità e meschinità oggi tanto in voga. |
Filippo Cavallari - nato a Roma nel 1986, dopo aver studiato Lettere e Filosofia presso l’Università “La Sapienza”, avvertendo una naturale inclinazione rivolta all’antica letteratura sanscrita, si reca in India. Durante tale soggiorno, approfondisce e coltiva il suo interesse negli ambienti tradizionali hindu, scoprendo un possibile modo di vivere estremamente distante da quello praticato oggi in Occidente. Successivamente, sempre sul suolo indiano, prosegue le ricerche nell’ambito dell’arcaica tradizione buddhista pali. Attualmente vive e lavora a Milano, continuando a dedicarsi a tali studi. |