Patañjali ha codificato in quest'opera il darsana Yoga. Conosciuta come Yogasutra, essa espone la dottrina e la pratica del Rajayoga, lo Yoga regale che propone la trascendenza dell'individualità facendo leva soprattutto sulla volontà spirituale. Per questo può essere accostato all'Alchimia occidentale. Raphael ha tradotto e commentato l'opera rimanendo aderente alla Tradizione dei Veda-Upanisad ed è solo collocandola in questo contesto che essa può essere compresa nella sua giusta dimensione spirituale, filosofica ed etica.
Fin dalle epoche remote i Rsi, o grandi Saggi, nel comporre le loro opere hanno attinto a una fonte di Saggezza che abbraccia la conoscenza delle leggi spirituali e scientifiche che regolano il micro e il macrocosmo. Essi, dopo una profonda ricerca e una conseguente autorealizzazione, sono pervenuti alla scoperta che la causa prima della sofferenza umana consiste nell'ignoranza (avidyà) della propria reale natura che è Compiutezza, Sintesi, Unità. Se l'uomo, per un atto di libero arbitrio, si è scisso dal contesto universale, attenuando la "connessione" o il "filo" con il Principio, per riprendersi la sua "dignità di essere" deve "riconoscersi" come Totalità o Unità, quindi uscire dalla frammentarietà e incompiutezza in cui si trova e riconquistare la sua condizione universale-principiale. Tutta la simbologia della Scienza Sacra è attinente al processo di "scissura" o "caduta" dell'uomo e alla conseguente sua "ricomposizione" o "reintegrazione". In questo contesto si colloca il darsana Yoga, uno dei sei "punti di vista" della filosofia indiana che si basano sui Veda, codificato da Patanjali in un'opera cui è stato dato il nome di Yogadarsana o Yogasutra. Yoga deriva dalla radice yuj, che significa "congiungere", "unire", ma denota anche l"'atto di aggiogare" quindi peryoga si può intendere anche l'aggiogamento, la disciplina, il dominio della mutevole natura psichica.Lo Yogadarsana, o Ràjayoga, di Patanjali ha come fine la sospensione-soluzione delle modificazioni della mente (vrtti). Queste modificazioni sono le continue istanze, ideazioni, proiezioni, movimenti estrovertiti della mente e questi movimenti a loro volta non sono che effetti di una causa che sta a monte, la quale rappresenta ciò che chiamiamo desiderio. Il desiderio rappresenta una rottura di equilibrio e sospinge la sostanza mentale (citta) a muoversi, a determinarsi e a progettare anche i mezzi per avere soddisfazione e appagamento. Nei suoi sutra Patanjali, aderente alla Conoscenza tradizionale, pone il problema del kaivalya, l'affrancamento dal divenire della profeti (sostanza universale) e descrive, diremo in modo "scientifico", i mezzi per realizzare un processo di coordinazione, integrazione, dominio, trasmutazione e trascendenza delle energie psichiche imprigionanti sì da "bruciare" tutti gli ostacoli che impediscono lo stato di kaivalya o "Unità isolata". Così in questo opus, che possiamo definire alchemico, non si parla di "inibizione" ma di soluzione, di integrazione e non di "fuga" psicologica dal divenire-processo (scansara). Nel tradurre e commentare gli Yogasutra Raphael è aderente alla Tradizione upani-shadica in modo che l'opera possa essere compresa nella sua giusta dimensione spirituale, filosofìca ed etica. Il commento, in particolare, è di estrema importanza ed efficacia in quanto mette in luce aspetti e connessioni non immediatamente evidenti nel testo, utilizzando altresì una metodologia concettuale più aderente alla forma mentis occidentale. |