Nel rinviare in particolare ai tradizionali testi sacri Indù, ossia i Veda, l’autore descrive l’atto sacro da cui i mondi trassero origine, ossia lo smembramento del Purusha primordiale. La ricostituzione dell’unità originariamente smembrata deve avvenire principalmente in sé stessi. E sacro è certamente il percorso che conduce alla suddetta riunione. In maniera originale, l’elemento sacrale viene così inserito in una prospettiva metafisica, l’unica in grado di conferire certezza di verità ad ogni indagine conoscitiva. (…) con il termine sacro intendiamo riferirci ad un’attestazione di presenza dell’elemento divino connaturale a tutto quel che origina dall’Essere puro o Universale, ossia le indefinite esistenze rappresentanti dei simboli della Realtà assoluta o principiale. Quando parleremo della sacralità, o comunque del sacro, ci si intenderà richiamare altresì anche alla percezione di una realtà soprasensibile o trascendente offrentesi all’uomo attraverso l’elemento sacrale e che suscita rispetto, se non pura venerazione. Siffatta percezione era inerente all’uomo, per natura sua propria, nello stato edenico o primordiale; invece a seguito della paradisiaca caduta, ed a partire da tale momento, essa, gradualmente ed in fase discendente, si è ridotta e sempre più assottigliata (….). |