Con questo libro le Edizioni Victrix giungono al VI capitolo della pubblicazione degli scritti di Giustiniano Lebano. Quella che presentiamo riteniamo essere una delle più interessanti pubblicazioni, proprio per la sua varietà, che consente di cogliere la complessità e la vastità degli interessi di questo autore e delle poliedriche forme della sua esposizione, dalla prosa alla lirica.
L’opera di Lebano presenta un tratto distintivo, che si rileva in tutti gli scritti, in essa si compie una doppia operazione, condotta soprattutto attraverso i significati più arcani della lingua, suffragati da una profonda conoscenza degli antichi autori e da una capacità non comune di penetrare gli arcani dei loro scritti. Questa doppia operazione consiste da un lato nello svelamento delle conoscenze presenti nelle varie opere e soprattutto nella rettifica di coloro che, privi di queste conoscenze, fanno affermazioni errate, ardite e, spesso sostenute, proprio a causa dell’ignoranza, con arroganza. Se nell’addentrarsi nelle conoscenze più misteriche ed esoteriche egli uguaglia, come era nei suoi scopi, gli antichi, nel secondo aspetto della sua opera si evidenzia la disposizione intellettuale di uno spirito combattente, di un uomo calato profondamente nel suo tempo. Nessun monito sembrerebbe più appropriato per presentare gli scritti dell’insigne autore che il ‘Cave Canem’, soprattutto nell’interpretazione dello stesso Lebano: ‘CAVE CAVE CANEM! Che vale: guardati dal furore della Plebe’.
Nell’arco della sua vita Lebano si è sempre scagliato contro i ‘grammaticonzoli’, coloro che, limitati alla sola erudizione grammaticale, rimangono lontani dalla reale comprensione dello spirito essenziale delle opere degli autori antichi. Egli non perde occasione per addentrarsi negli arcani significati della grammatica, fin dove essa sfocia nell’ermeneutica sacra, per svelare i segreti del linguaggio e confutare qualche opinione grossolana. Lebano mette continuamente in evidenza la profonda ignoranza di coloro che parlano senza conoscere veramente, egli distingue sempre due piani dell’esegesi letteraria e precisa a quale dinamismo faccia riferimento e a quali soggetti si rivolge: ‘Siccome scriviamo da filosofo e non da pedagogo, ed indirizziamo il nostro filosofare a saggi, e non a miseri grammatici……’.
Passando ora propriamente a trattare degli scritti contenuti nel presente libro, è necessario svolgerne una breve presentazione.
Per quanto riguarda Il Vero sulla Relegazione d’Ovidio al Ponto (1a ediz. Napoli 1896), Lebano indaga sul vero motivo dell’esilio di Ovidio nel Ponto per volere di Augusto e, oltre a confutare coloro che, a causa della loro incomprensione hanno detto ‘maliginità’ su questa questione, giungendo anche ad infangare il nome di Augusto, li rettifica, fornendo una retta motivazione sostenuta dall’indagine dei significati profondi della lingua latina, basandosi su un verso dello stesso Ovidio.
Lo scritto Del Mistero e della Iniziatura (1a ediz. 1899) è dedicato ai significati più nascosti di diversi culti. Lebano sottolinea sempre l’uso simbolico del linguaggio e, parlando di Petronio, rivela la presenza in questo autore di una scrittura arcaica e simbolica, a partire dal suo stesso nome: ‘La PETRA veramente è l’arca dove si conservavano le leggi di Cerere’. Le parole di Lebano chiariscono anche il senso de Il Satyricon di Petronio che ‘non è un’opera intera, ma tutta di frammenti. In mezzo a questo rottame, il Filosofo vi legge quasi tutto lo stadio mistico che si percorreva nella Iniziatura: né si può assavorare da chi non è avvezzato nella conoscenza del vetusto mistero, che si tragge non già dai libri alla moda di stolti saputelli, che altro non versano, che soli ardigli contro i sapienti, ma bensì dagli antichi Classici, che sono il fonte di ogni umano sapere.’ Sempre secondo Lebano, Petronio ‘insegna ai suoi lettori il modo come si deve scrivere nel mistologo sublime, per rendersi eguale agli Omeri, ai Vergili, agli Orazi ed incontra ulteriore motivo di interesse nei confronti di questo autore perché l’opera di Petronio ‘per quel poco che fin’ ora ho detto, è tutta Mistica, e Petronio s’iniziò nella nostra Partenope’.
Nella seguente Lacerazione ed emendazione (1a ediz. Napoli 1908) Lebano intende colpire l’ignoranza riguardo alla storia patria, perciò vuole confutare chi, scrivendo un articolo, aveva ‘dimostrato che nel primo millenario vi furono secoli di tenebre, d’ignoranza e di terrore, che in essi venne spento lo insegnamento classico ed areteo delle scienze greche e latine con tutte le scienze filosofiche per opera del tiranno’; servendosi sempre delle sue conoscenze iniziatiche legate alle antiche testimonianze, Lebano risponde alle affermazioni che ritiene erronee, dimostrando la presenza di una tradizione colta, rimasta comunque inesplorata ed incompresa ai più.
Nel libro sono presenti anche alcuni sonetti ed inni, che testimoniano l’estremo amore per la materia dei suoi studi e la conoscenza raggiunta, resa in forma poetica in Questi Versi (2a ediz. Torre Annunziata 1904). L’Inno Ad Umberto I, (1a ediz. 1899) è dedicato ad Umberto I nel giorno del suo dì natalizio, 14 marzo 1899. Questo inno è estremamente interessante per il fatto che il nostro autore lo costruisce servendosi di citazioni di versi latini, tradotte e ricomposte in versi in lingua italiana. |