La parola estasi, ovvero la perdita del senso corporeo e delle capacità logiche e mentali normali, per acquisire una consapevolezza che prescinde da tutto ciò che di norma può identificarsi nel pronome personale io, ovvero dal proprio essere, dalla propria individualità, distinta dagli altri e dal mondo esterno, è di certo poco di moda in questi tempi.
La perdita dell’io di veglia e del senso corporeo è piuttosto definita sonno o, quando non è normale, catalessi o stato comatoso. Con tali parole si indica la perdita di ogni potere di sentire e ragionare, senza nessun senso di consapevolezza né tantomeno di superiore conoscenza che il termine estasi indica.
Ciò potrebbe far pensare che per gli uomini moderni non è più possibile alcuna conoscenza estatica e che questo tipo di accadimento può essere al massimo il sintomo di turbe mentali o di follia.
Eppure l’Autrice, rifacendosi a concezioni antichissime, fa intendere che l’estasi, se pur in casi rarissimi, è forse ancora possibile proprio nel senso di armoniosa conoscenza trascendente ed al di là di tutte le categorie mentali.
Nella sua breve trattazione cerca anche di descrivere, con parole a volte commoventi ed evocatrici ed a volte forti e senza compromessi, le caratteristiche di questa rara e privilegiata esperienza, le peculiarità che dovrebbe avere chi può conoscerla e le conseguenze che da un tale evento potrebbero derivare nel rapportarsi con la realtà esterna, interiore e trascendente. |
Ben poco si sa della vita dell’Autrice, dato che non ci ha trasmesso altre notizie, se non che è nata a Trieste nel 1988, che ha fatto studi classici e si occupa di volontariato, ecologia ed assistenza sociale. La scarsità delle informazioni ricevute fa pensare che, al contrario della quasi totalità degli scrittori contemporanei quasi sempre desiderosi di notorietà, ella preferisca un discreto anonimato. |