Giordano Bruno, grandioso spirito del Rinascimento italiano e punto di riferimento di tutta la lunga storia del libero pensiero, aborrì ferocemente ogni idea preconcetta per percorrere liberamente, spontaneamente ed a proprie spese la strada della conoscenza. Nella sua spasmodica ricerca della conoscenza, per tutta la sua vita non accettò scuola alcuna; dell’avventura della vita e del pensiero egli fece un unico coacervo, quasi falena attratta dalla luce solo per trovare la morte. Non troverà mai ricetto, non troverà mai pace, non nel cattolicesimo, non nel protestantesimo di Lutero, non in quello di Calvino: egli era avanti, troppo avanti rispetto ai suoi tempi: con gli occhi della mente vedeva chiaramente là dove gli altri non vedevano che una densa caligine. Dagli uomini del suo tempo non fu compreso e questa non comprensione lo condusse fatalmente al rogo.
Ricordare qui il processo che ebbe a subire, comunque non vuol significare alcun atto di accusa né contro di lui, né contro i suoi giustizieri, perché oggi, calandoci nella cultura e nella psicologia del tempo, fortunatamente possiamo comprendere sia il comportamento del Bruno, sia quello dei suoi persecutori e giustizieri. È però determinante, da questo processo, trarre una lezione: il pensiero umano non può avere, e mai avrà, una sistemazione definitiva: la vita del pensiero si fonde con la vita dell’umanità, cioè con il progresso, in un continuum senza fine: quelle che oggi sono delle mere fanfaluche domani potranno essere splendide realtà così come le odierne splendide realtà domani potranno essere delle perfette asinerie. |