Un libro-messaggio di Arthur Conan Doyle - scomparso nel 1930 - che venne dettato in trance a Grace Cooke, celebre medium inglese, tra il gennaio del 1931 e il giugno del 1932 con il preciso scopo di correggere alcune teorie e credenze spiritiche che lo scrittore scozzese aveva attivamente propagato in vita e che nell’aldilà aveva potuto riesaminare, alla luce della sua esperienza personale.
Ciò che espone l’inventore di Sherlock Holmes in questo testo va molto oltre i limiti dello spiritismo e di quanto all’epoca si conosceva sull’argomento: tratta della vita dopo la morte in una maniera più che mai incisiva, rendendo chiaro quanto la vita qui e la vita dell’aldilà siano inestricabilmente intrecciate, essendo l’una complemento dell’altra.
I suoi messaggi riguardano l’eterno progresso umano oltre la morte, danno una risposta all’interrogativo del libero arbitrio di fronte al destino, e offrono una soluzione al problema del male, spiegando da dove veniamo, perché siamo sulla terra, dove andiamo dopo la morte.
Il libro tratteggia un panorama immediato di ciò che ci attende alla fine della vita terrena.
Un invito ad abbandonare la paura della morte perché la morte, come la vita, la sopravvivenza e le comunicazioni tra i due mondi sono fenomeni ed esperienze naturali. |