L’autore intende proporre una decisa ri-definizione della filosofia che ponga rimedio alla profonda degenerazione in cui essa oggi versa nel contesto della sua prassi accademica. Ciò allo scopo di riportare la disciplina alle antiche nobiltà e forma che sono insite nella sua stessa denominazione. Ormai però tale denominazione designa una prassi la cui primaria aspirazione è quella di mantenersi appena nel circolo ristretto di un’attualità presente (totalmente indipendente dal passato), che è dominata dal solo valore della «scientificità» rigorosa in senso prevalentemente empiristico (la cosiddetta «ricerca»). Oltre a ciò essa tende ad offrirsi anche come strumento per un radicale de-costruzionismo sovversivo ed iconoclastico della Cultura. A causa di tale impostazione la filosofia si è quindi nel complesso distaccata dalla «storia» (come tradizione filosofica e culturale), dal sapere umanistico e dalla cultura ad esso connessa, ed infine dalla trattazione dei grandi temi che da sempre hanno avvinto l’interesse dell’uomo pensante. Essa ambisce ormai invece ad essere appena una paradigmatica sofisticata «tecnica del pensare». Inoltre, per tutti questi motivi, è diventata ormai abissale la distanza della disciplina da quell’ancora più radicale «tradizione» (la Scienza Sacra sovrumana e sovrannaturale), con la quale anticamente (specie in Platone, e fino al Medioevo e perfino allo stesso Rinascimento) essa era restata in costante contatto. Inoltre l’attuale aberrante definizione di filosofia viene anche dogmaticamente imposta dall’Accademia come un vero e proprio indiscutibile canone, sul cui metro tutto viene inflessibilmente misurato. Nella sua proposta di una ri-definizione della filosofia (per mezzo di un severo giudizio di valore sul suo stato attuale e sull’iter classico dei relativi studi accademici), l’autore non intende quindi affatto attaccare né la disciplina in sé né la stessa Istituzione accademica che la rappresenta. Attraverso la messa in discussione del canone, egli intende invece unicamente contribuire a salvare la filosofia dal suicidio al quale essa sembra essersi votata, ed a riportarla così alla sua autentica nobiltà, dignità ed anche utilità pratica. Proprio a questo scopo egli propone una ri-definizione che porti la filosofia ad intendere sé stessa come una disciplina nuovamente dedita alla contemplazione inesausta delle inamovibili ed eterne Verità sovrasensibili e divine. |