Basandosi su tutti i principali testi originali della leggenda e di cicli affini (antichi francesi, inglesi e tedeschi), viene precisato il senso del mistero del Graal, mistero che non ha un carattere vagamente mistico, ma iniziatico e regale, e che si lega ad una tradizione anteriore e preesistente al cristianesimo, mentre presenta connessioni essenziali con l’idea di un centro supremo del mondo e di un misterioso dominatore. Delle varie avventure cavalleresche, svolgentisi in un’atmosfera strana e “surreale”, l’Autore indica il significato nascosto, rifacentesi essenzialmente ad esperienze e prove interne. Anche il simbolismo della “donna” e dell’eros viene adeguatamente spiegato per le valenze che ha in questo specifico contesto. Dopo di che, l’esame si porta sul significato che ebbe l’improvviso apparire e scomparire delle leggende del Graal nel Medioevo occidentale. Esso rappresentò la più alta professione di fede del ghibellinismo ed ebbe strette relazioni col templarismo. Julius Evola considera poi varie correnti che in un certo modo ripresero l’eredità del Graal dopo la distruzione dell’Ordine dei Templari e il declino del Sacro Romano Impero. Nel parlare dei Templari, poi dei Catari, del “Fedeli d’Amore” (cui appartenne anche Dante), degli ermetisti e via via fino ai rosacruciani, l’Autore dischiude al lettore altri inediti àmbiti culturali. Di notevole interesse, per il punto di vista originale, sono le considerazioni finali sul senso della massoneria e sulle sue trasformazioni nel tempo, oltreché su quei temi delle leggende trattate che non sono soltanto di ieri ma presentano una perenne attualità che si ritrova sino ai nostri giorni tecnologici e materialisti. |