Già agli inizi del XII secolo il maestro Sufi afgano Sanai scriveva: “L’umanità è come immersa nel sonno, si interessa soltanto di ciò che è inutile e vive nel mondo dell’errore. Credere di essere superiori è soltanto una consuetudine, una convenzione, non una religione. Questa ‘religione’ non ha alcuna utilità…”. Studiosi e ricercatori orientali e occidentali si sono completamente dedicati a rendere disponibile per tutto il mondo il materiale letterario e l’insegnamento filosofico dei Sufi. In molti casi hanno riportato fedelmente anche l’affermazione che “la Via dei Sufi non può essere compresa per mezzo dell’intelletto o dell’apprendimento attraverso i libri”. Ciò nondimeno, anch’essi hanno cercato di far rientrare il Sufismo nel compasso della loro comprensione. Ma i Sufi non erigono sistemi come degli edifici da lasciare ai posteri: il Sufismo si trasmette attraverso l’esempio umano, il maestro. L’Autore sottolinea come la diffusione del pensiero sufi a partire dal VII secolo avesse scopi essenzialmente divulgativi, ma il vero scopo del Sufismo è quello di sviluppare una linea di comunicazione con la conoscenza reale, non con semplici teorie; né con limitazioni individual |