Questo testo costituisce una necessaria introduzione ai testi del Veanta, soprattutto quello Advaita. Esso presenta un metodo discriminativo razionale per distinguere l'osservatore (drig) dallo spettacolo (drisya), il Sé dal non-Sé. I 46 sutra sono commentati da Raphael che si sofferma sulla dottrina Advaita esponendone i capisaldi inerenti al testo. Nel suo ampio commento egli ha correlato molti passi dell'insegnamento di Plotino con quello del Vedanta, facendo risaltare punti di convergenza e, a volte, di identità.
II problema del soggetto e oggetto di conoscenza è il punto obbligato di tanti ricercatori e, soprattutto, dei filosofi. Tale ricerca conduce inevitabilmente a delle domande fondamentali: Che cos'è il soggetto di conoscenza? Che cos'è l'oggetto del conoscere? Questa dualità è assoluta? Come nasce questa dualità? L'Occidente, in linea di massima, si è interessato e si interessa dell'oggetto; la sua è una tendenza oggettivistica. L'Oriente è più soggettivista, interessandosi soprattutto al soggetto. L'Advaita Vedànta, la metafisica dell'Uno-senza-secondo, supera l'una e l'altra tendenza perché, per la sua particolare posizione filosofica o punto di vista ( darsana), si pone il problema della Realtà ultima delle cose, il dato dell'Assoluto in quanto tale; infatti il suo compito è trovare in tutte le antinomie della dialettica, nelle contraddizioni della vita oggettiva e soggettiva l'universalmente valido, l'invariante, il « ciò che è » o la costante assoluta. La domanda fondamentale che il Vedànta pone è la seguente: Possiamo percepire colui che percepisce? Tale darsana, tramite il discernimento-viveka, sostiene che non è possibile percepire il Soggetto ultimo perche. percependolo, non sarebbe più un soggetto conoscente, ma un semplice oggetto di conoscenza; infatti, sempre per il Vedànta, il conoscitore, la conoscenza e il conosciuto non sono altro che un'unità e quest'unità o Brahman che si conosce da se stesso e per se stesso Drgdrsyaviveka (Drg = Spettatore osservatore, drsya=spettacolo, viveka discriminazione) descrive il metodo che bisogna seguire per discriminare l'oggetto dal soggetto e afferma, inoltre, che fino a quando c'è un oggetto-spettacolo e un soggetto-osservatore c'è spazio tempo, divenire e dualità. Il Drgdrsyaviveka, con un metodo che è di ordine regressivo, sospinge il ricercatore a dissociare la sua coscienza, quali- sostrato del fenomeno, Testimone assoluto o Soggetto ultimo, dalle varie proiezioni della mente-sostanza che, trovandosi in condizione di non produzione formativa, viene assorbita dal Sostrato. Occorre mettere in rilievo che abbiamo parlato di metodo, e ogni metodo consiste di sperimentazione. Anche questo testo, come le altre opere pubblicate e presentate dalle Edizioni Aéram Vidyà, s'innesta nella Dottrina tradizionale, la quale non è metafisica teoretica o eruditiva né filosofia discorsiva né religione dogmatica, ma filosofia realizzativa dell'Essere e sperimentazione di quella Dottrina. Dubbia è l'identità dell'autore e, per quanto qualcuno abbia attribuito l'opera persine al grande Samkara, non dobbiamo soffermarci tanto sull'autore quanto sul contenuto e sulla verità esposta. Secondo la concezione tradizionale ha valore solo la Dottrina e non l'individualità che la presenta. Il Drgdrsyaviveka costituisce una necessaria introduzione ai testi del Vedànta e, soprattutto, a quello advaita (non-dualista). I quarantasei sùtra sono ampiamente commentati da Raphael che si sofferma sulla dottrina Advaita esponendone i capisaldi aderenti al testo; inoltre, indica atteggiamenti atti a mettere in pratica il metodo del Drgdrsyaviveka. Raphael ha confrontato molti passi dell'insegnamento di Plotino con quelo del vedanta, facendo risaltare punti di convergenza e, a volte, d'identità. |