Quest'opera fu scritta nella piena maturità dell'Autore, quando egli aveva già superato la soglia degli ottanta anni. Pietro Tamburini (1737-1827), infatti, la portò a termine nel breve periodo, dal 1814 al 1820. che vide ritornato in vigore l'istituto dell'Inquisizione. Ma oltre le particolari circostanze, i due imponenti volumi sono effettivamente il coronamento di una lunga e onorata carriera di studioso e di maestro, compendiabile in contributi quali le Lezioni di filosofia morale, gli Elementi di diritto naturale, le Lettere teologico-politiche. Nella vastissima articolazione storica, che ha inizio dalla istituzionalizzazione della Chiesa in epoca tardo-imperiale fino alla morte di Torquemada, efferato emblema spagnolo dell'Inquisizione, Tamburini non lascia sfuggire alcun aspetto teologico, morale, politico, più ampiamente umano, della spinosa problematica. Il capitolo moderno della storia dell'Inquisizione corre parallelo al tormentato svolgimento del Concilio di Trento (1545-1563). Paolo III nel 1542 e successivamente Sisto V nel 1588, con opportune disposizioni, perfezionarono quello che divenne il più temibile strumento della Controriforma: tra le vittime più illustri di essa si contano il Carnesecchi, il Paleario, Giordano Bruno e Galileo. Ristabilire la verità e rendere giustizia: questo il grande merito storico e insieme altamente morale del Tamburini, spinto dall'insopprimibile impulso a dare un volto a una delle pagine più drammatiche della storia del potere temporale della Chiesa. Per la ristampa anastatica qui apprestata dell'edizione milanese del 1862 presso Sanvito, è da sottolineare il ricco corredo iconografico. |