Nella sua opera d'esordio, Gli insegnamenti di Juan Carlos Castaneda, studente di antropologia, racconti i cinque anni di straordinario apprendistato presso uno sciamano Yaqui, Don Juan Matus, durante i primi anni Sessanta. L'esperienza fu così intensa che il giovane Castaneda, trovandosi di fronte a una concezione del mondo radicalmente alternativa rispetto a quella razionalista della civiltà occidentale, ebbe paura e si tirò indietro. Ma ormai la sua vita era cambiata e con la sua quella di milioni di lettori: l'incontro con l'antica sapienza degli sciamani messicani stava inesorabilmente trasformando lo sconosciuto ricercatore in un maestro spirituale dell'Occidente. In Una realtà separata, il suo secondo libro, Castaneda racconta di come alcuni anni dopo, nel 1968, ritornò da Don Juan per riprendere con nuova determinazione il processo iniziatico che aveva bruscamente interrotto. Lasciando cadere ogni difesa e abbandonandosi completamente a questa affascinante esperienza, apprende la fondamentale differenza tra «vedere» e «guardare»: mentre «guardare» si riferisce al modo consueto in cui siamo abituati a percepire la realtà, «vedere» comporta un procedimento assai complesso in virtù del quale possiamo arrivare a conoscere l'essenza delle cose, entrando in contatto con l'energia che fluisce costantemente nell'universo. L'incontro dell'uomo con l'infinito che è il cuore della cognizione sciamanica, può avvenire in parte con l'uso rituale delle piante sacre e allucinogene, ma implica soprattutto un faticoso cammino di crescita che impegna a fondo la forza di volontà e il sovvertimento dei criteri razionali con cui siamo abituati a leggere il mondo.
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