Lo sviluppo embrionale. Un accordo suggestivo tra le rappresentazioni del Genesi biblico e le moderne conoscenze sulle prime fasi della vita umana. L'Embriologia si è evoluta, nel corso delle epoche, percorrendo un cammino che, dal mito, ha portato alla scienza; ma gli sviluppi scientifici più recenti hanno messo in luce dei fenomeni che potrebbero dar origine ad una nuova mitologia. Scienza e mito non sono più due campi in contrapposizione, ma costituiscono una polarità creativa. Le culture primitive avevano conoscenze limitate in merito al concepimento fisico e alla gestazione; avevano però dei concetti molto precisi sul significato della vita umana. Questi concetti erano ben di più che meri "valori", e si sono incarnati nei miti più diversi che hanno dato forma ad ogni espressione della vita individuale e collettiva. Ciascuno di questi miti, per quanto differente nei particolari, si presenta con un gesto archetipico comune: nella ricerca delle vere origini dell'uomo si rivolge ad entità, gli dei; nella ricerca della sua vera dimora, ad un invisibile regno spirituale. Thomas Weihs comprese che, se nell'era scientifica i nostri valori devono sopravvivere, è necessario che la tacita, intuitiva "conoscenza del cuore" racchiusa nei miti si coniughi con la scienza stessa. Egli considerò questo libro, terminato dieci giorni prima di morire, nulla più che l'abbozzo di alcune possibilità. Nel tentativo di sperimentare per immagini le descrizioni scientifiche dateci dall'embriogenesi iniziale, egli ci conduce in un'analisi minuziosa della correlazione esistente tra gli stadi della creazione descritti nella Bibbia e lo sviluppo embrionale. Il fatto che la forma umana universale non abbia fondamento genetico permette una nuova interpretazione del Cristianesimo secondo la quale e gli eventi centrali dei Vangeli sono intesi come miti piuttosto che come miracoli. Il Cristo risorto appare come forma umana non materiale, priva dei tratti genetici distintivi, archetipo universale dell'uomo divenuto visibile. |