La rinascita della massoneria italiana avvenne alla fine del 1859, prima con la fondazione della loggia "Ausonia" e in seguito con la creazione del Grande Oriente Italiano. Su questa Istituzione nazionale ma soprattutto sui ruolo svolto e sulle scelte operate dai suoi quadri dirigenti, che operarono principalmente a Torino, si sofferma la ricerca di Marco Novarino. All'inizio questi quadri furono prevalentemente di fede liberale moderata, preoccupati di estendere a livello nazionale l'organizzazione e a neutralizzare l'opera del centro massonico palermitano, denominato Supremo Consiglio della massoneria italiana, vicino agli ambienti democratici e garibaldini, e retto da un sistema rituale, il Rito Scozzese Antico e Accettato, antagonista a quello dei moderati cavouriani. La diversità ideologica fu la vera causa del dissidio, nonostante la ripetuta enunciazione di un totale agnosticismo nelle questioni politiche, e la scelta rituale fu operata non solo in base a considerazioni esoteriche ma anche per il perseguimento di strategie profane. Nelle prime tre Assemblee generali massoniche il gruppo torinese riuscì nell'intento di costituire un notevole numero di logge sull'intero territorio nazionale e coinvolgerle in un paradigma incentrato totalmente sullo sviluppo degli elementi di mediazione, una sorta di "camera di compensazione" dove le diverse tendenze politiche agissero nella legalità e, pur mantenendo la loro autonomia d'azione e di giudizio, dimostrassero una piena adesione alla Corona e alle istituzioni. Nel 1864 la leadership passò ai democratici ma l'esperienza maturata in quei quattro anni pose le basi per un rilancio di una Istituzione massonica che, mantenendosi su posizioni legalitarie, contribuì in modo determinante alla laicizzazione e modernizzazione del nostro paese. Pref.di A.Comba. |