Il presente volume mette a disposizione degli studiosi una fonte di grande interesse. Coloro che si occupano della storia sociale e politica italiana degli ultimi tre secoli potranno trovarvi indicazioni preziose per le loro ricerche e spunti in grado forse di dischiudere nuovi fronti d’indagine. Ma anche il lettore comune potrà scorrere le pagine del libro con partecipe curiosità, sorpreso forse di vedere quanti personaggi illustri o almeno di una certa notorietà hanno fatto parte dell’istituzione nei decenni e nei secoli passati. E in effetti l’elenco è impressionante. Si tratta di una rassegna di patrioti, uomini politici, artisti, militari, scienziati, professori universitari, ciascuno dei quali ha lasciato una traccia significativa nella storia d’Italia. In molti casi la loro appartenenza alla massoneria era nota, in altri del tutto sconosciuta. Ma è soprattutto il quadro d’insieme che sollecita riflessioni e suggerisce percorsi di lettura che, ovviamente, nel quadro di una breve premessa non è possibile sviluppare. Tali percorsi ognuno potrà svolgerli per conto proprio, partendo da questo libro e utilizzando per i necessari approfondimenti i numerosi studi critici sulla storia della massoneria italiana che sono apparsi da qualche anno a questa parte.
PREFAZIONE L' apparizione di ogni nuovo volume sulla massoneria, riguardante la sua storia e la sua presenza nella società civile, è accolta sovente dalla curiosità morbosa dei "profani", che cercano conferme circa l'appartenenza all'istituzione di questo o quel personaggio, facendo di questo unico criterio la chiave di spiegazione della sua carriera professionale, del suo successo politico o magari delle sue disavventure. I "fratelli", dal canto loro, compiono spesso un'operazione esattamente speculare: tendono a interpretare la dimensione pubblica di qualche massone illustre come risultato esclusivo della sua militanza nelle file dell'ordine liberomuratorio. Faccio un paio d'esempi, relativi al periodo della storia della massoneria che mi è più familiare. Agostino Depretis e Francesco Crispi, i due grandi presidenti del Consiglio della Sinistra storica, dominatori di un ventennio di vita politica in Italia, dal 1876 al 1896, furono entrambi massoni e in modo tutt'altro che effimero o marginale. Tuttavia essi furono anche molte altre cose insieme: appartennero a club, circoli politici e culturali, associazioni d'interessi, e così via. In maniera tale che l'adesione alla massoneria ebbe sì certamente un peso importante nella loro esistenza e anche nella loro attività pubblica, ma non fino al punto da ricondurre a questa unica matrice tutte le loro scelte. Altrettanto può dirsi per figure eminenti del mondo culturale, come per esempio Giosuè Carducci o Giovanni Pascoli, la cui militanza massonica fu senza dubbio gravida di conseguenze sulla loro formazione intellettuale, ma non tale da far ricondurre tutta la loro opera poetica e l'impegno civile entro questa dimensione esclusiva. Nella produzione storiografica d'ispirazione massonica vi è poi la tendenza ricorrente ad accreditare sbrigativamente come fratelli personaggi celebri del passato, sia italiani che stranieri, i quali condivisero gli ideali e i principi fondanti della massoneria, per qualche tempo furono anche vicini alle diverse obbedienze e parteciparono ad alcune loro iniziative, ma non varcarono mai le "porte del Tempio" e non ricevettero mai una formale iniziazione. Altri ancora, che la vulgata massonica considera come fratelli, non vissero neppure questa esperienza di contiguità e men che mai entrarono in una loggia. Anche in questo caso gli esempi sì sprecano: basti soltando pensare, limitandosi all'Italia, ai nomi di Giuseppe Mazzini, Carlo Cananeo o Leonida Bissolati. Questo tentativo di "appropriazione" da parte massonica dei grandi del passa to e, sul versante opposto, l'ossessiva propensione dei nemici dell'istituzione a attribuire una radice liberomuratoria a ogni personaggio di formazione illuministica, laica, impegnato nelle battaglie per la secolarizzazione e la modernizzazione del Paese, ha portato a un medesimo e convergente risultato: un perenne esercizio di dietrologia, una ricostruzione delle vicende sociali e politiche della nazione inficiata da vaste zone oscure, la teoria del complotto massonico - di voi in volta associato a vari altri gruppi di potere - come chiave di lettura di molte pagine del passato o, più semplicemente, come comoda e frettolosa spiegazione fatti aventi in realtà cause molto più complesse e profonde. Ebbene, da questo punto di vista, il libro di Vittorio Gnocchini ha un indiscutibile pregio, che non mancherà di essere apprezzalo dagli studiosi o da qualunque lettore, massone o meno che egli sia. Esso offre un repertorio di oltre settecento nomi di italiani, che dalla prima metà del Settecento fino ai giorni nostri (alcuni sono nomi di persone viventi), hanno fallo parte della massoneria. E vi hanno fatto parte per davvero, non per sentito dire o perché attestato da qualche dubbia testimonianza, bensì in modo certo e documentato (con qualche limitata eccezione, di cui dirò). L'autore, del resto, ha tutti i titoli per rilasciare queste patenti di attendibilità. Egli infatti ricopre l'incarico di Grande Archivista del Grande Oriente d'Italia: sovrintende cioè all'archivio storico della principale istituzione massonica italiana e per la maggior parte dei nominativi inclusi nella sua raccolta ha potuto riscontrare l'effettiva appartenenza alla massoneria direttamente sui libri matricolari dell'obbedienza. In altri casi ha comunque attinto a fonti autorevoli, come i verbali delle sedute degli organi direttivi del Grande Oriente, gli atti delle assemblee, la corrispondenza delle logge, gli articoli pubblicati sui bollettini e sulle riviste ufficiali delle varie aggregazioni massoniche, che, sebbene formalmente segrete, in realtà davano ampia pubblicità alla loro attività attraverso vari organi di stampa. In qualche raro caso, egli si basa invece su fonti meno attendibili, che a mio avviso andrebbero forse utilizzate con maggiore cautela. Così, per esempio, avere qualche perplessità a prendere per buona l'adesione alla massoneria di Carlo Pisacane solo perché fu dichiarala in un discorso del gran maestro Erneslo Nalh del 1918. Come, del pari, non mi convince l'attribuzione del titolo di massone Bellino Ricasoli semplicemente sulla base del fatto che il suo nome figurerebbe fra i partecipanti alla costituente massonica che si tenne nel 1865 a Firenze, su questi, come su pochissimi altri nomi dubbi, ciascuno potrà formarsi liberi mente l'opinione che crede.
Resta il fatto che Gnocchini mette a disposizione degli studiosi una fonte di grande interesse. Coloro che si occupano della storia sociale e politica italiana degli ultimi tre secoli potranno trovarvi indicazioni preziose per le loro ricerche e spunti in grado forse di dischiudere nuovi fronti d'indagine. Ma anche il lettore comune potrà scorrere le pagine del libro con partecipe curiosità, sorpreso forse di vedere quanti personaggi illustri o almeno di una certa notorietà hanno fatto parte dell'istituzione nei decenni e nei secoli passati. E in effetti l'elenco è impressionante. Si tratta di una rassegna di patrioti, uomini politici, artisti, militari, scienziati, professori universitari, ciascuno dei quali ha lasciato una traccia significativa nella storia d'Italia. In molti casi la loro appartenenza alla massoneria era nota, in altri del tutto sconosciuta. Ma è soprattutto il quadro d'insieme che sollecita riflessioni e suggerisce percorsi di lettura che, ovviamente, nel quadro di una breve premessa non è possibile sviluppare. Tali percorsi ognuno potrà svolgerli per conto proprio, partendo da questo libro e utilizzando per i necessari approfondimenti i numerosi studi critici sulla storia della massoneria italiana che sono apparsi da qualche anno a questa parte. In ogni caso, merita senza dubbio un'adeguata sottolineatura il gran numero di deputati, senatori, ministri, che compaiono in questo elenco, a conferma del forte tasso di politicizzazione che la massoneria italiana ha avuto per vasti tratti della sua storia. Ma più ancora forse è opportuno evidenziare la loro diversa collocazione politica, che va dall'anarchico Errico Malatesta e dal socialista Andrea Costa fino ai fascisti Italo Balbo e Roberto Farinacci, transitando per esponenti del mondo liberale, democratico, repubblicano, come Giovanni Amendola, Agostino Bertani, Eugenio Chiesa, Pasquale Bandiera, Lando Conti, Giuseppe Montanelli, Randolfo Pacciardi e molti altri. Mi pare poi interessante segnalare il caso dei numerosi artisti e letterati, che fimo nell'elenco: da Vittorio Alfieri a Ugo Foscolo, da Giosuè Carducci a Felice Casorati, da Edmondo De Amicis a Cesare Maccari, da Giovanni Pascoli a Salvatore Quasimodo. Una nota di curiosità suscita infine il largo successo che la massoneria ha incontrato fin dalle origini nel mondo teatrale, cosicché troviamo fra i suoi affiliati un folto stuolo di attori e di cantanti lirici, che evidentemente individuarono nelle logge liberomuratorie disseminate nelle varie città italiane e straniere quel network di relazioni, di punti di riferimento e di accoglienza, di cui necessitavano a i della loro attività girovaga. La massoneria inoltre rappresentò per essi una sorta di koinè intellettuale, un luogo dove poter svolgere il proprio percorso iniziatico di perfezionamento e di conoscenza, richiamandosi costantemente ai valori della cultura illuministica europea. Così troviamo fra i tanti nomi quelli di attori drammatici dell'Ottocento e del primo Novecento, come Giovanni Emanuel, Annibale Betrone, Ermete Novelli e Angelo Museo, o di artisti lirici come Alessandro Boncì e Raffaele Schipa. Fino a volti familiari del teatro italiano dei giorni nostri, come quello di attori insigni quali Gino Cervi, Vittorio Caprioli e Arnoldo Foà.
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