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Kabala Salomonica è un testo che, ispirandosi alla Kabala, alla sacralità delle lettere ebraiche e ai sistemi ebraici di trasmutazione delle lettere in numeri e viceversa, propone un oracolo complesso e affascinante per ottenere responsi attraverso commutazioni alfanumeriche, di cui vengono fornite numerose tabelle e che vanno sotto il nome di Rivoluzione Alfabetaria (un sistema che da Pico della Mirandola in poi, quindi dal Quattrocento, si era ampiamente diffuso in Italia, seppur fra le critiche dei puristi della Kabala tradizionale e del Cattolicesimo ufficiale).
L’oracolo comporta la formulazione di un quesito che alla fine del processo trasmutativo condurrà a una risposta divinatoria sotto forma poetica.
Si dice che la Kabala Salomonica abbia fatto parte della collezione di Tommaso Palamidessi, il maestro romano di Archeosofia, che lo riteneva un testo prezioso e d’importanza fondamentale.

… E I SUOI ALLEGATI
L’edizione Venexia propone anche la versione originale del manoscritto attraverso una riproduzione fotografica presentata a fronte della riscrittura moderna e, inoltre, una serie di pergamene rinvenute insieme all’opera, una delle quali - del 1722 - mostra una sorta di tabellone magico con al centro un animale fantastico denominato “Neceron”. Si tratta di uno degli spiriti che Salomone sottomise al proprio potere e viene citato in una versione greca (VIII secolo) del Testamentum Salomonis: nella fattispecie è un dragone dotato di mani umane che il re avrebbe utilizzato per trasportare e costruire pietre durante la costruzione del Tempio di Gerusalemme.

Manoscritto '600 con testo a fronte d’ignoto italiano (forse un bergamasco) che risale alla fine del Seicento. La trascrizione e la revisione dell’opera sono a cura di Selene Ballerini, studiosa di Arti divinatorie ed esoteriche e autrice del libro Il Corpo della Dea. Giochi e Misteri della Sapienza Femminile (Atanòr, 2002). La prefazione è di Roberto Negrini, studioso di esoterismo e “moderno kabalista”, che da un trentennio si occupa di materie attinenti al Sacro.

Venexia

PREMESSA:

Il manoscritto che vi apprestate a leggere si presenta come un oracolo numerologico-linguistico che s'ispira alta Qabalah ebraica. S'ispira ma non è Qabalah e ne adotta il nome solo per soddisfare un vezzo invalso da un certo momento in poi di denominare "kabale" talune tecniche di previsione tramite numeri e parole, come appare perfino nella popolare Cabala dei lotto, che segnala - com'è noto - a quali figure simboliche rimandino i numeri "ricevuti" in sogno.
Il documento è databile all'ultimo quarto di secolo del Seicento, e non solo in base agli anni su cui vengono posti i quesiti di previsione del futuro ( 1695, 1696 e 1699}, ma anche perché in uno di questi - a pagina 45 del manoscritto - si afferma che in quel momento era vescovo di Bergamo Daniele Giustiniani, il quale ricoprì questa carica dal 1664 e morì nel 1697: un insieme cronologico che orienta, come datazione plausibile del testo, verso il 1694. Inoltre diverse domande sono riferibili ai Moscheni, cognome tìpico del bergamasco nel Seicento: una famiglia - forse nobile - della quale il nostro anonimo, proprio per l'insistenza con cui li cita, è possibile facesse parte. L'autore della Kabala Salomonica - di religione cristiana, se non addirittura di estrazione sacerdotale (come si potrebbe evincere da alcuni elementi)2 - dice di star "copiando" gran parte dell'opera da un altro manoscritto.3 Quale non ci è dato sapere, ma un fatto è certo: né l'uno né l'altro studioso, se un altro c'è stato, aveva attitudine alla buona scrittura. Il testo infatti è di rara tortuosità e nonostante l'autore si spertichi in affermazioni volte a corroborare la sua volontà di offrir maggior chiarezza e "delucidazione" non è stato agevole metodo esposto, le quali in alcune parti somigliano più ad appunti personali che a una scrittura da pubblicare.
Il metodo stesso comunque - a onor del vero - non è affatto semplice né lineare. Si tratta di una serie ampia e complessa dì trasmutazioni, in cui l'uso del latino e dell'ebraico è considerato un'assoluta necessità (essendo l'una una lingua ritenuta più nobile del volgare italiano, l'altra la lingua sacra che darebbe il senso segreto e arcano all'intero meccanismo)4 e dove i passaggi da-lettere-a-numeri e da-numeri-a-lettere sono molteplici e complicati.
La sensazione di una forte componente arbitraria aleggia un pò ovunque, tanto che talvolta sfugge il motivo di alcune operazioni, come se si desse per scontato qualcosa che non viene comunicato e che non possiamo sapere. Tuttavia una logica sottesa c'è e - oltre che sull'importanza di risalire e riferirsi sempre all'ebraico perché nelle 22 Lettere di questa lingua, come vuole in effetti la Qabalah, "è contenuta la verità di tutte le cose" (pagina 2) - si fonda su due principi base.
Il primo è che nel trattare i numeri e i loro valori occorre aderire sempre a un'idea generale di conformità, che possiamo esprimere nel concetto di "accrescere ciò che è minore e far decrescere ciò che è maggiore", così da ritrovare un mitico equilibrio perduto e creare un habitat propizio all'innescarsi del fenomeno divinatorio in virtù dell'Armonia Universale che lega fra loro tutte le cose esistenti.
Il secondo è che all'inizio e alla fine dell'interrogazione è il pensiero istintuale del postulante a giocare un ruolo da protagonista. Il lungo cammino verso l'ipotetica rivelazione finale nasce infatti dal conteggio delle sillabe da cui è costituita la frase con la quale spontaneamente l'operatore ha formulato il quesito e si conclude con la formazione di sintagmi che dovrebbero fornire due versi esametri significativi in latino, oppure - nel caso della ricerca di nomi - una parola che in alcuni casi (avverte l'anonimo mettendo le mani avanti rispetto a plausibili delusioni dopo cotanto sforzo intellettivo) potrebbe dover essere completata secondo il proprio intuito e i propri ''sospetti''.
Data l'imperizia espositiva dell'autore, ma volendo in ogni caso pubblicare queste carte perché rappresentano un'interessante testimonianza storica di un certo approccio para-kabalistico e arricchiranno quindi il patrimonio documentaristico in materia, abbiamo deciso di proporre non tanto una "traslitterazione" letterale - che sarebbe risultata di ardua lettura, se non a costo di un gravoso, estenuante impegno - bensì una sorta di traduzione sintetica e semplificatrice che permettesse di seguire l'itinerario proposto dal libro. A fianco però, per correttezza esegetica e per consentire verifiche e confronti, troverete stampato il manoscritto originale nella sua sapida autenticità.
Il testo è seguito dalle 22 Tavole Alfabetarie originali, che servono nella consultazione a trovare le lettere per formare la risposta al quesito. Ciascuna inizia con una successiva lettera dell'alfabeto ebraico (che è appunto composto da 22 lettere) e include numerosi gruppi di tre o quattro lettere latine da rintracciare e gestire secondo le regole via via enunciate dall'anonimo.
Quanto alla Rivoluzione Alfabetaria - il metodo di permutazione di numeri e parole su cui sono costruite queste Tavole e anche l'intero sistema - pare che la definizione risalga o quantomeno sia stata accreditata da ' Fico della Mirandola, il quale peraltro viene considerato come uno dei primi sistematizzatori della "Kabala cristiana", che cerca di utilizzare i fondamenti e le applicazioni qabalistiche in tale chiave religiosa. Ecc. ecc…

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