Antonino Uccello volle celebrare il centenario dell'Unità d'Italia, nel 1961, raccogliendo i canti che accompagnavano le principali vicende del Risorgimento siciliano e nazionale. Dall'intervento dell'Inghilterra e la costituzione del 1812 fino ai moti del '48, all'impresa garibaldina, alla sommossa palermitana del 1866, questi canti costituiscono un contrappunto polemico, ora rassegnato e dolente, ora impetuoso e sarcastico, che ha i suoi temi di fondo nella lotta per la terra e contro l'oppressione poliziesca. Negli anni cinquanta, anche in seguìto alla diffusione in Italia dell'opera di Gramsci, vari studiosi avevano posto al centro dei loro interesse e delle loro indagini l'atteggiamento delle masse meridionali durante il Risorgimento (basti pensare a R. Romeo e a S.F. Romano). Ma nessuno ancora aveva tentato di ricostruire tale atteggiamento dall'interno, sulla base di una analisi scrupolosa della tradizìone popolare: vale a dire di quelle forme d'espressione (dalla poesia al canto popolare vero e proprio, dall'apologo al detto proverbiale ecc.), nelle quali le classi subalterne sono venute per lungo tempo depositando i frutti dì una esperienza compiuta al margini del mondo ufficiale. Il libro dì Uccello voleva essere, allora e ancor oggi, anche lo stimolo ad un rinnovamento degli studi di tradizione popolare, alla integrazione del dato folkloristico e filologico in un contesto storico più ampio.•
In questa unica riedizione del 1978, comprendente un'introduzione di Luigi M. Lombardi Satriani e una Nota alla Seconda Edizione dello stesso Antonio Uccello, grazie a Silvano Nigro e Salvatore Enrico Failla, il testo viene arricchito da altri Canti e da altri due Capitoli, uno sull’influenza esercitata dal Risorgimento sull’arte popolare, il secondo sulla musica |