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Antonino Uccello
La casa di Icaro. 'Memorie della Casa-museo di Palazzolo Acreide'
A cura di Salvatore S. Nigro
Prefazione di Carlo Muscetta
Disegni originali di Bignotti, Canzoneri, Treccani Zancanaro
Fotografie di Nino Privitera
    Prezzo   € 18,50    
      
   
  condizione: Nuovo 
Pagine: 164 Formato cm 16,4x23
Vcolume intonso/nuovo - Stampato nel 1980
Lo trovi alla Sezione: Storia

Il museo di Palazzolo aveva avuto la pretesa di diventare la casa ancestrale: il luogo in cui tutti ritrovavano qualcosa che ritenevano definitivamente perduta; la casa della propria infanzia, dei genitori, della propria terra lontana.
Era nato per spostamento e condensazione di uno spazio altro, distante nel tempo: la masseria di Auguglia, con gli affetti familiari e i valori di un antico tempo contadino. Dietro la Casa-museo c'era questo fascinoso ipogramma del "perduto" e del "desiderato", incosciamente percepito dai visitatori come il proprio personale perduto. Uccello aveva saputo predisporre una lettura polisemica (letteraria piuttosto che antropologica) della Casa: museo e anagramma del desiderio insieme. Era questo il teorema magico di un poeta, che ì burocrati della politica e della cultura non potevano capire e non capirono; tanto che bruciarono le ali addosso all'ultimo Icaro.

PREFAZIONE:

Vivere poeticamente non è da tutti. Può essere un bene o un male, per se stessi e per la società. Non so rispondere. Sono tutto assorto a riassaporare queste felici pagine di una autobiografia essenziale, che l'indimenticabile Antonino Uccello ha avuto modo di lasciarci: un modo per restare lungamente con gli amici, coi lettori che acquisirà come amici (di quel genere d'amicizia che fiorisce in Sicilia, raro posto al mondo in cui un amico è un amico un amico un amico). Leggo e riascolto la sua voce, fievole proprio come quella di un alipede che avesse avuto sembianze umane, venuto a posarsi qui, in Maremma, prima di perdere per sempre le penne.
Lo rivedo e lo riascolto, come allora che lo abbracciai l'ultima volta qui, a Capalbio, dove aveva accettato con entusiasmo l'invito della biblioteca comunale e dell'amministrazione. Gli avevamo chiesto di venirci a parlare della Casa-museo di Palazzolo Acreide (presso Siracusa), perché volevamo promuovere la fondazione di un museo della civiltà maremmana: ci sarebbe stato caro avere da lui testimonianza e consigli preziosi, anche se il nostro progetto si sarebbe necessariamente ampliato e differenziato rispetto alla sua esperienza unica, irripetibile. Credo che Capalbio gli abbia donato qualche ora felice negli ultimi giorni della sua vita, così amareggiati dal destino atroce di vinti che incombe sui figli migliori della Sicilia (ma solo della Sicilia?). Poco dopo leggemmo delle vicende assurde ma non sorprendenti, che avevano forse accelerato il processo distruttivo del male che lo minava e che fecero crollare in lui l'ultima voglia di vivere in un paese così incivile, di annosa inciviltà com'è il nostro.
Antonino Uccello è morto disperato che alla sua Casa-museo non venissero dati un riconoscimento e uno stato giuridico adeguati. E ora che non è più, ma ci ha lasciato il racconto di come visse e realizzò questo progetto poetico, è cresciuto il nostro debito: un debito di riconoscenza per chi ha avuto la fortuna di visitarla, quella sua Casa-museo, di riparazione per quanti dovrebbero sentirsi inadempienti e in colpa.
Si parla e si riparla di tanti personaggi dell'età che purtroppo viviamo: pupazzi conficcati nei tapis roulants delle innumerevoli passerelle offerte dai giornali, dalla televisione, dalla radio, dal cinema. Colmi d'orrore per questi falsi vivi, ci rifugiamo nell'incantevole verità di uomini come Antonino Uccello. Ci si stacca a malincuore dalle sue brevi e amplissime pagine, proprio come quel vecchietto centenario che non si saziava di taliarì e gudìri (mirare e godere) la sua Casa-museo mentre lui l'andava ordinando.
Vi invito a leggere questo libro. Poi cercherete anche i suoi versi e quei suoi scritti di folclore che son ricchi di amore attento e affettuoso (l'hanno solo i dilettanti d'ingegno e difetta così spesso a cattedratici convinti d'essere uomini di scienza). Intanto vi accadrà di volerle ancora rileggere queste pagine, dove ha raccontato gli anni migliori della sua vita, quelli in cui eravamo in tanti a non riconoscerci per vinti. Una piccola, coraggiosa epopea, quand'egli con la sua cara compagna seppe realizzare il suo sogno favoloso, recuperando l'ordine e il ritmo del duplice spazio d'una vecchia casa contadina: casa ristori (la casa dove si sta, dove si riposa) e la casa ri massaria (la casa dove si lavora e si fa masserizia).
Auguro ai lettori di poterla vedere riaperta, per taliarì e gudiri dopo le parole anche le cose.

Carlo Muscetta
Pellicano Libri
Di Antonio Uccello è disponibile anche il libro ''Risorgimento e società nei canti popolari Siciliani''
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